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FUORI delle RIGHE

santi

un sandwich- Mt 5,1-12

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».


Beati ... la proclamazione delle beatitudini non è una serie di formule augurali, prospettiva del futuro che giungerà al momento del compimento. Piuttosto è una affermazione, una costatazione di fatto, la proclamazione della situazione presente.

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
infatti la beatitudine va ricercata nella appartenenza al Regno che è già in atto; è un fatto ormai compiuto. Questa è l'affermazione chiave che ci permette di comprendere tutte quante le affermazioni successive.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Per comprendere meglio si fa incontro l'ottava beatitudine che contiene la medesima affermazione della prima. Questo ci autorizza a riceracare una sintonia tra "i poveri in spirito" ed i "perseguitati per la giustizia".

Nella dinamica paolina dell'essere umano (corpo, anima e spirito) lo spirito è il luogo dell'incontro con Dio, della rivelazione: "Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,16). Il povero in spirito è colui che manifesta il bisogno di Dio e lascia a Lui lo spazio per la comunione. Così è di colui che cerca la giustizia, nel senso biblico della parola: il giusto è colui che si mette nella prospettiva di Dio e del suo Progetto.

Queste due "beatitudini" nella loro similitudine sono quasi un sandwich, un contenitore che ci permette di comprendere tutte le altre.


Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Per comprendere il senso di queste affermazioni occorre "inserirle" nel mezzo alle altre due affermazioni. I diversi atteggiamenti, dal pianto al lavoro per la pace, trovano una corrispondenza nella situazione futura, dalla consolazione all'essere chiamati figli di Dio. Il motivo della beatitudine non va cercato nella prospettiva di una realtà futura annunciata, ma nel fatto che tutti questi atteggiamenti non sono altro che esplicitazioni dell'essere poveri in spirito e di costituire così il regno dei cieli.

La bestitudine non è una categoria futuribile, ma una realtà che si rende esplicita adesso dentro questa nostra storia.